La depressione, l’ansia e la stanchezza sono una parte essenziale del processo di metamorfosi che si sta verificando oggi sul pianeta e allo stesso tempo sono altamente significative per la luce che riversano sulla transizione da un vecchio ad un nuovo mondo.
Quando una crescente stanchezza o depressione si fanno sentire e riceviamo una diagnosi di un qualche malanno, di solito proviamo sollievo e allarme. Allarme: c’è qualcosa che non va in me. Sollievo: almeno so che non sto immaginando le cose; ora che ho una diagnosi, posso guarire e la vita può tornare alla normalità. Ma ovviamente, una cura per queste condizioni è sfuggente.
La nozione di cura inizia con la domanda “Cosa è andato storto?” Ma c’è un altro modo radicalmente diverso di vedere la fatica e la depressione che inizia chiedendosi: “A cosa il corpo, nella sua saggezza perfetta, sta rispondendo?” Quale sarebbe la scelta più saggia per qualcuno che non è in grado di convogliare l’energia per partecipare pienamente alla vita?
La risposta l’abbiamo davanti.
Quando il nostro corpo-anima “dice di no” alla vita, attraverso la fatica o la depressione, la prima cosa da chiedere è: “La vita che sto vivendo in questo momento è quella giusta per me?” Quando il corpo/anima “dice di no” alla partecipazione nel mondo, la prima cosa da chiedersi è: “Il mondo in cui mi viene presentato merita la mia piena partecipazione?”
Che cosa succede se c’è qualcosa di così fondamentalmente sbagliato nel mondo, nelle vite e nel modo in cui ci viene offerto, che il ritiro è l’unica risposta sana? Ritiro, seguito da un rientro in un mondo, una vita e un modo di essere completamente diversi da quelli lasciati indietro?

L’obiettivo implicito della vita moderna sembra essere quello di vivere il più a lungo possibile e il più al sicuro possibile, per ridurre al minimo i rischi e massimizzare la sicurezza.
Vediamo questa priorità nel sistema educativo, che cerca di insegnarci ad essere “competitivi” in modo che possiamo “guadagnarci da vivere”. Lo vediamo nel sistema medico, dove l’obiettivo di prolungare la vita supera ogni considerazione sul fatto che, a volte, sia giunto il momento di morire.
Lo vediamo nel nostro sistema economico, che presuppone che tutte le persone siano motivate da “interessi egoistici razionali”, definiti in termini di denaro, associati alla sicurezza e alla sopravvivenza. (E hai mai pensato alla frase “il costo della vita”?) Dovremmo essere pratici, non idealistici; dovremmo mettere il lavoro prima del gioco.
Chiedi a qualcuno perché rimane in un lavoro che odia e tutte le volte ti risponderà “per arrivare a fine mese”. In altre parole, rimaniamo in posti di lavoro che ci fanno sentire morti per avere la certezza di rimanere vivi.
Quando scegliamo l’arrivare a fine mese invece della passione, stiamo scegliendo la sopravvivenza al posto della vita.
Ad un livello profondo, che io chiamo il livello dell’anima, non vogliamo nulla di ciò. Riconosciamo che siamo qui sulla terra per attuare uno scopo sacro e che la maggior parte dei lavori offerti sono al di sotto della nostra dignità di esseri umani.
Ma potremmo avere troppa paura di lasciare il nostro lavoro, le nostre vite pianificate, la nostra assicurazione sanitaria o qualsiasi altra sicurezza e conforto che abbiamo ricevuto in cambio dei nostri doni divini. In fondo, riconosciamo questa sicurezza e questo conforto come la trappola degli schiavi e desideriamo essere liberi.


Quindi l’anima si ribella. Impauriti di scegliere consapevolmente di allontanarci da una vita da schiavi, facciamo la scelta inconsciamente. Non possiamo più fingere di vivere. Attuiamo questo ritiro dalla vita attraverso una varietà di mezzi.
Potremmo “invitare” il virus Epstein-Barr nei nostri corpi, o la mononucleosi, o qualche altra fonte di stanchezza cronica.
Potremmo “manomettere” la tiroide o le ghiandole surrenali. Potremmo limitare la produzione di serotonina nel cervello. Altre persone prendono una strada diversa, incenerendo l’energia vitale in eccesso nei fuochi della dipendenza. In ogni caso, ci stiamo in qualche modo rifiutando di partecipare.
Ci stiamo allontanando dalla ignobile complicità in un mondo andato storto. Ci stiamo rifiutando di contribuire con i nostri doni divini all’amplificazione di quel mondo.
Ecco perché l’approccio convenzionale di risolvere il problema in modo che possiamo tornare alla vita normale non funzionerà. Potrebbe funzionare temporaneamente, ma il corpo troverà altri modi per resistere. Aumenta i livelli di serotonina artificialmente ed il cervello reagirà pensando nella sua saggezza, “Ehi, non dovrei sentirmi bene per la vita che sto vivendo in questo momento.”
Alla fine, c’è sempre il suicidio, un punto di arrivo comune dei regimi farmaceutici che cercano di renderci felici con qualcosa di nemico per il nostro vero scopo ed essere. Puoi solo “vivere nell’errore” per un certo lasso di tempo.
Quando la ribellione dell’anima viene repressa troppo a lungo, può esplodere verso l’esterno in una rivoluzione sanguinosa. Significativamente, tutte le sparatorie nelle scuole nell’ultimo decennio hanno coinvolto persone che assumevano farmaci anti-depressivi. Tutti!
Negli anni ’70 i dissidenti in Unione Sovietica venivano spesso ricoverati in istituti psichiatrici e ricevevano farmaci simili a quelli usati per curare la depressione oggi. Il ragionamento era che dovevi essere pazzo per essere infelice nell’utopia dei lavoratori socialisti.
Quando le persone che curano la depressione ricevono lo status e il prestigio dal sistema stesso con cui i loro pazienti sono scontenti, è improbabile che affermino la validità fondamentale del ritiro del paziente dalla vita. “Il sistema deve essere valido – dopotutto, convalida il mio stato professionale – quindi il problema devi essere tu.”
Sfortunatamente gli approcci “olistici” non sono diversi nel momento in cui negano la saggezza della ribellione del corpo. Quando sembrano funzionare, di solito è perché coincidono con qualche altro trattamento.
Quando qualcuno esce e riceve aiuto, o fa un cambio radicale di modalità, funziona come una comunicazione rituale alla mente inconscia di un vero cambiamento di vita. I rituali hanno il potere di rendere reali le decisioni coscienti verso l’inconscio. Possono far parte del riprendersi il potere.


Ho incontrato innumerevoli persone di grande compassione e sensibilità, persone che si descrivono come “consapevoli” o “spirituali”, che hanno combattuto contro la depressione e altri problemi.
Queste sono persone che hanno raggiunto un punto di transizione nelle loro vite in cui diventano fisicamente incapaci di vivere la vecchia vita nel vecchio mondo.
Questo perché, in effetti, il mondo che ci viene presentato come normale e accettabile è tutt’altro. È una mostruosità. Il nostro è un pianeta che sta soffrendo.
Se hai bisogno che ti convinca di ciò, se non sei consapevole della distruzione delle foreste, degli oceani, delle culture, del suolo, della salute, della bellezza, della dignità e dello spirito che sono alla base del sistema in cui viviamo, allora non ho nulla da dirti.
Ti parlo solo se credi che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui viviamo su questo pianeta.
Una sindrome correlata comprende vari “deficit di attenzione” e “disturbi” di ansia (perdonami, non posso scrivere queste parole senza le virgolette ironiche) che riflettono una conoscenza inconscia che qualcosa qui non va.
L’ansia, come tutte le emozioni, ha una funzione adeguata. Supponi di aver lasciato una pentola sul fornello o di aver dimenticato qualcosa e non riesci a ricordare cosa. Non puoi essere tranquillo.
Qualcosa ti infastidisce, qualcosa non va. Inconsciamente senti odore di fumo. Sei ossessionato: ho lasciato aperta l’acqua? Ho dimenticato di pagare il mutuo? L’ansia ti tiene sveglio e vigile; non ti fa riposare. Mantiene la mente in agitazione, preoccupata. Questo è buono. Questo è ciò che salva la tua vita. Alla fine ti rendi conto che la casa è in fiamme e l’ansia si trasforma in panico e azione.
Quindi se soffri di ansia, forse non hai affatto un “disordine”, forse la casa è in fiamme. L’ansia è semplicemente l’emozione corrispondente a “Qualcosa è pericolosamente sbagliato e non so cosa sia”.
Questo è solo un disturbo se non c’è in realtà nulla di pericoloso. “Niente è sbagliato, solo tu” è il messaggio che ogni terapia dà quando cerca di ripararti. Non sono d’accordo con quel messaggio. Il problema non sei tu.
Hai un buon motivo per essere ansioso. L’ansia allontana la tua attenzione dal tuo compito di lucidare l’argenteria mentre la casa brucia, di suonare il violino mentre il Titanic affonda. Sfortunatamente, il profondo errore di questa realtà alla quale stai attingendo potrebbe essere oltre la cognizione degli psichiatri che ti trattano.


Allo stesso modo, il “Disturbo da Deficit di Attenzione” e tanti altri sono tali solo se crediamo che le cose davanti ai nostri occhi meritino davvero la nostra attenzione.
Non possiamo ammettere, senza mettere in discussione l’intero paradigma del nostro sistema scolastico, che potrebbe non essere del tutto salutare per un bambino di dieci anni rimanere fermo per sei ore in un’aula ad apprendere l’algebra e Vasco de Gama.
Forse l’attuale generazione di bambini, che alcuni chiamano “Indigo”, ha semplicemente una minore tolleranza per l’agenda di conformità della scuola, dell’obbedienza, della motivazione esterna, delle risposte giuste e sbagliate, della quantificazione delle prestazioni, delle regole, delle campanelle e delle pagelle.
Quindi cerchiamo di rinforzare la loro attenzione con gli stimolanti e sottomettiamo la loro eroica e intuitiva ribellione contro la “macchina distruttrice di spiriti”.
Mentre scrivo sullo “sbaglio” contro cui tutti ci ribelliamo, posso sentire alcuni lettori che si chiedono: “E il principio metafisico secondo il quale tutto è bene”?” Rilassati, mi è stato detto, niente è sbagliato, tutto fa parte del piano divino. Lo percepisci solo come sbagliato a causa della tua limitata prospettiva umana.
Tutto questo è qui solo per il nostro sviluppo. La guerra: offre alle persone meravigliose opportunità di fare scelte eroiche e bruciare il cattivo karma. La vita è meravigliosa, Charles, perché devi sbagliare prospettiva?
Mi dispiace, ma di solito un tale ragionamento è solo un contentino per la coscienza. Se tutto va bene, allora è solo perché lo percepiamo e lo sperimentiamo come terribilmente sbagliato. La percezione dell’iniquità ci spinge a raddrizzarla.
Nondimeno, sarebbe ignorante e infruttuoso esprimere giudizi su coloro che non vedono nulla di sbagliato, che, inconsapevoli della distruzione, pensano che tutto sia fondamentalmente buono. C’è un processo di risveglio naturale, in cui per prima cosa procediamo a tutta velocità partecipando al mondo, credendoci, cercando di contribuire all’Ascesa dell’Umanità.
Alla fine, incontriamo qualcosa che è così innegabilmente sbagliato, forse un’ingiustizia flagrante o un grave problema di salute o una tragedia. La nostra prima risposta è pensare che questo sia un problema isolato, rimediabile con qualche sforzo, all’interno di un sistema fondamentalmente sano. Ma quando proviamo a risolverlo, scopriamo livelli sempre più profondi di torto.


Il marciume si diffonde, vediamo che nessuna ingiustizia, nessun orrore può rimanere isolato. Vediamo che i dissidenti scomparsi in Sud America, i bambini lavoratori in Pakistan, le foreste dell’Amazzonia sono tutti intimamente legati insieme in un rete grottesca che include ogni aspetto della vita moderna.
Ci rendiamo conto che i problemi sono troppo grandi per essere risolti. Siamo chiamati a vivere in un modo completamente diverso, a partire dai nostri valori e priorità fondamentali.
Tutti noi attraversiamo questo processo, ripetutamente, in varie fasi della nostra vita; tutte le parti del processo sono giuste e necessarie. La fase di piena partecipazione è una fase di crescita in cui sviluppiamo doni che verranno applicati in modo molto diverso successivamente.
La fase del tentativo di fissare, di resistere ad una vita che non funziona è una fase di maturazione che sviluppa qualità di pazienza, determinazione e forza. La fase dello scoprire la natura onnicomprensiva del problema è di solito una fase di disperazione ma non è necessaria.
Correttamente, è una fase di riposo, di quiete, di ritiro, di preparazione per una spinta. La spinta è una spinta alla nascita. Le crisi nelle nostre vite convergono e ci spingono in una nuova vita, un nuovo essere che difficilmente immaginiamo possa esistere, tranne che ne abbiamo sentito parlare e forse anche intravisto qui e là.
Se sei nel mezzo di questo processo, non devi soffrire se collabori con esso. Posso offrirti due cose. Il primo è la fiducia in se stessi. Fidati della tua stessa voglia di ritirarti anche quando un milione di messaggi ti dicono: “Il mondo sta bene, cosa c’è di sbagliato in te? Prendi parte al “programma”.
Fidati della tua innata convinzione di essere qui sulla terra per qualcosa di magnifico, anche quando mille delusioni ti hanno detto che sei ordinario. Abbi fiducia nel tuo idealismo, sepolto nel cuore del tuo eterno bambino che dice che un mondo molto più bello di questo è possibile. Fidati della tua impazienza che dice “abbastanza buono” non è abbastanza buono.
Non etichettare il tuo nobile rifiuto di partecipare come pigrizia e non medicalizzarlo come una malattia. Il tuo corpo eroico ha solamente fatto alcuni sacrifici per servire la tua crescita.

La seconda cosa che posso offrirti è una mappa. Il viaggio che ho descritto non è sempre lineare e potresti ritrovarti di volta in volta a esplorare di nuovo territori visitati in precedenza. Quando trovi la vita giusta, quando trovi la giusta espressione dei tuoi doni, riceverai un segnale inequivocabile.
Ti sentirai eccitato e vivo. Molte persone ti hanno preceduto in questo viaggio, e molti altri seguiranno nei tempi a venire. Perché il vecchio mondo sta cadendo a pezzi e le crisi che danno inizio al viaggio stanno convergendo su di noi. Presto molte persone seguiranno le strade che abbiamo aperto.
Ogni viaggio è unico, ma tutti condividono le stesse dinamiche di base che ho descritto.
Quando l’hai attraversato e hai compreso la necessità e la correttezza di ciascuna delle sue fasi, sarai preparato anche a guidare gli altri. La tua condizione, per tutti gli anni, ti ha preparato per questo.
Ti ha preparato per facilitare il passaggio di coloro che seguiranno. Tutto quello che hai passato, ogni piccola disperazione, è stata necessaria per forgiarti in un guaritore ed una guida. Il bisogno è grande ed il tempo sta per arrivare.
Fonte: http://charleseisenstein.net/mutiny/